Il nonno delle mele parte I

Sono contento, ansioso ed eccitato come se mi trovassi di fronte ad una lillese che conosco bene: scrivo da un Boeing 747 della AirAstana, la stessa compagnia che tre settimane fa mi ha portato in Kazakistan per la prima volta nella mia vita. Certamente non sto tornando indietro! In quel caso, sarei molto triste, dispiaciuto di dover abbandonare questo Paese.
Ma allora dove sto andando con il lussuoso AirAstana? Sto dirigendo corpo e mente sull'estremo Est kazako, verso un pietra incastonata tra la Cina e il Kirgyzystan, il padre delle mele, in kazako appunto: la città di Almaty.
Panini shaschlyk, samsa al formaggio, cappelli tipici in visone, musei di Stato, palazzi governativi, locali notturni, ogni tipo di etnia sovietica... Sto arrivando.
Montagne dell'Himalaya sovietico, eccomi fra voi. Finora Alamty mi è parsa più moderna, più viva, più romantica, più "capitale" di qualunque altra gorod del Kazakistan.
Il fastidio dei furbastri che mi hanno circondato all'uscita dell'aeroporto, offrendomi taxi non ufficiali, valuta locale, sigarette a buon prezzo e trasporto bagagli, è ormai solo un ricordo. Tuttavia, era forte in me il desiderio di rispondere loro:
Cari amici almatesi, ma mi credete così stupido da cadere nei vostri inganni? Ma vi rendete conto che provengo da una città del Meridione d'Italia che farebbe impallidire anche Caracas? Non sapete quanti anni ho trascorso in questa città, conosciuta in tutto il mondo per la sua speciale accoglienza nei confronti dei turisti, talmente rilassati da sentirsi più leggeri, più leggeri, più leggeri...? Ma non sapete che se alle Hawaii ti circondano il collo con una bella collanina di fiori, per la città da cui vengo io è indicato prenotarsi una corona di fiori? Suvvia, lasciatemi passare!


All'aeroporto ho visto gente viaggiare con paraurti di automobili pick-up, fiancate e tubi di scappamento come se tenesse in mano un beauty-case o un trolley. Se in aereo alcuni kazaki potessero portare galline o animali più grossi da rivendere al mercato come bagaglio a mano, credo che non esiterebbero a trasformare il veivolo in una nuova arca di Noè.

Bene, non so perchè, ma Almaty sa già di Cina: il commercio dei prodotti del gran re del dumping è qui vivissimo. Poco male, perchè nelle drogherie di Atyrau non era facile trovare prodotti d'ogni genere (solo la vodka può contare una cinquantina di marche diverse) e quando succedeva li pagavi salatamente. Qui invece ho già previsto di sbizzarrirmi con alcune visite nei supermercati, come se si trattasse di musei o, meglio, di un pomeriggio al luna park.

Il tassista che mi ha portato dall'aeroporto all'Hotel Kazakhstan (vedi foto) si chiama Igor e ha voluto lasciarmi il suo numero di cellulare per divenire il mio autista personale durante tutta la mia permanenza in città. Ama aumentarmi la tariffa perchè sono straniero (2000 Tenghè anzichè 900), ma sulle prossime corse conto di riportarlo alla normalità, altrimenti che se ne vada a spennare altri polli. Tra qualche ora mi vedrò con Irina Mykova, la responsabile alle risorse umane : si trova qui a far visita ad alcuni parenti, ma so che tra due giorni dovrà ripartire per Atyrau, dunque mi girerò la città in solitario. La cosa non riesce a dispiacermi affatto...
Irina è sempre molto festosa con me, la sua grande apertura culturale le consente di apparire più leggera e meno drammatica delle sue connazionali, sicuramente più ironica e aperta allo humour, il che mi da chances di non disperdere le mie continue freddure nell'incomprensione generale. Vi dirò, Irina è campionessa di battute, credo che questa sera sarà dura non riuscire a ridere!

Nessun commento: