Il nonno delle mele parte III






Ho il viso distrutto, gli occhi che implorano pietà, il respiro di chi sta scendendo negli abissi di una miniera di carbone, rughe e occhiaie da farci un quadro di Munch, il dolore alla carie che ha rispreso a pulsare come il tamburo di una banda di paese, le gambe fragili come se avessi 72 anni, non 27.
Queste sono solo lacrime di coccodrillo, è solo colpa mia se mi ritrovo in questo stato: ieri ho alzato il gomito con una collega d'ufficio e la sua cugina almatese, così soltanto adesso provo a contare le birre e i superalcolici che ho ingurgitato al Soho Club cantando al ritmo dei Dire Straits, Pink Floyd e Deep Purple (perfettamente eseguiti da due cover band di rara bravura!). www.soho.kz

Devo rimettermi in sesto per l'incontro con il direttore generale dell'Istituto promotore del mio viaggio. In fondo, sono qui per questo. Merda, il servizio breakfast è chiuso da un'ora, mi tocca far colazione al supermercato: meglio così, perchè in hotel non hanno la Red Bull! Me ne scolo 2, una dietro l'altra, accompagnandole con del pessimo caffè e due brioche kazake: una con del pollo grasso e duro da masticare e l'altra alla confettura di frutti di bosco. E' chiaro che butto via la prima, sto già male per conto mio e mi precipito sui preziosi zuccheri della seconda. Il tutto coronato da un Aulin per lenire quella grancassa che suona sul dente e sulla testa. Frugando nel mio zaino, mi ritrovo il pacco di Marlboro Light ma lo lancio via con violenza per il troppo male che mi ha fatto ieri sera (Sirchia, c'è bisogno di te nei locali kazaki! Vieni ad impedirmi le paglie anche qui!)

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